Manibus Magazine

HAI VOLUTO LA BICICLETTA?

Di Alberto Sismondi

  “There are nine million bicycles in Beijing” cantava qualche anno fa Kathy Melua, “that’s a fact, it’s a thing we can’t deny”. In effetti non possiamo negarlo: le biciclette, a Pechino e nel mondo sono tantissime, si stima oltre ad un miliardo, e rappresentano per tutti, almeno nel mondo occidentale, libertà, svago e sostenibilità; per i bambini è il primo traguardo del “diventare grandi ed indipendenti”. Ricordate la scena di E.T. in cui i ragazzi in bicicletta prendono il volo quando decidono di aiutare l’extraterrestre a tornare a casa? E poi ci sono i film classici, in cui la bicicletta è protagonista, come Ladri di biciclette, La bicicletta verde, One mile above o i documentari come Pantani: The Accidental death of a cyclist e The Armstrong Lie o, ancora, i cartoni animati, in cui i protagonisti fanno scorribande su due ruote: insomma, tutti prima o poi sono finiti in sella, da don Camillo, Peppone e Totò fino alla Pantera Rosa e persino Peppa Pig! La bozza artigianale di una macchina simile alle biciclette di oggi è presente già nel Codice Atlantico del genio di tutti i tempi: Leonardo Da Vinci. Questo ritrovamento è avvolto di mistero in quanto pare possa trattarsi di un falso, o meglio, dell’aggiunta di particolari moderni ad uno schizzo in cui originariamente comparivano solo due cerchi; ecco perché l’antenato della bicicletta viene identificato con il Celerifero, il mezzo in legno, composto da due ruote e una trave e privo di sterzo e pedali, realizzato alla fine del Settecento, in Francia, dal Conte di Sivrac. La propulsione era generata dallo scalciare dei piedi del pilota contro il terreno e sostanzialmente non si potevano affrontare le curve ma il concetto è stato rivoluzionario: ancora oggi, lo stesso mezzo, con qualche modifica e con il nome di “spingi spingi”, è utilizzato dai bambini come supporto ai primi passi. Qualche anno dopo, in Germania, venne aggiunto lo sterzo e i cerchioni divennero d’acciaio: nacque così la Draisina. E fu proprio una Draisina rotta, modificata nel 1861 da un riparatore di carrozze francese che aggiunse manubrio, pedali e freni a diventare il primo vero velocipede al mondo: il “cavallo di ferro” si diffuse abbastanza rapidamente in Europa e nelle Americhe, ma a causa delle strade poco agevoli divenne principalmente un vezzo per scopi ludici. La trasmissione a catena e le ruote più piccole arrivarono alla fine dell’Ottocento quando la Rover, nel Regno Unito, lanciò la Rover Safety. L’ultima innovazione, sempre a fine Ottocento, fu l’adozione dello pneumatico a camera d’aria in gomma; a questo punto il mezzo, grazie anche ad un calo dei prezzi e a forme sempre più funzionali, iniziò a diffondersi fino a diventare, negli anni ’60, un simbolo iconico popolare: la Graziella.

Oggi la bicicletta rivive una seconda giovinezza: simbolo di passione, fatica e genuinità nello sport da una parte, con personaggi che vanno da Coppi e Bartali fino a Nibali e Aru e mezzo di spostamento convenzionale dall’altra con personaggi famosi come Jovanotti, Linus e LeBron James che ne sostengono l’uso quotidiano.
Le piste ciclabili si stanno diffondendo ovunque, garantendo anche l’accesso ai centri delle grandi città, sempre più spesso chiusi al traffico veicolare. Non a caso, soprattutto nei paesi del nord, può capitare di essere apostrofati in malo modo se trovati a camminare per sbaglio sulle piste ciclabili; immaginate come reagireste voi se i pedoni improvvisamente iniziassero a camminare, senza attenzione, in mezzo alla strada mentre guidate l’auto per andare al lavoro, a casa, o verso la vostra meta.
Oggi potrete trovare moltissimi tipi di bicicletta, ciascuno adatto ad usi specifici: la city bike, la mountain bike, la bici da corsa, la e-bike. Ma la bicicletta è anche oggetto di design e dei desideri, nelle sue mille forge e concezioni. C’è Locust una bicicletta futuristica che si piega intorno ad una sagoma circolare per agevolarne il trasporto o Eco//07 del designer messicano Victor Aleman che si può smontare in tanti pezzi come un Lego, telaio e ruote comprese. Direttamente dal futuro arriva Nulla, la due ruote che sembra uscita da un film di fantascienza, senza mozzo, senza canna, senza catena e senza raggi: pare che la prossima generazione di biciclette sarà sviluppata intorno a questo concept. E poi la Walking Bike, del designer Max Knight, che al posto dei raggi ha delle sbarre metalliche alle cui estremità sono posizionate delle scarpe colorate! Le suole fanno sì che la ruota funzioni perfettamente e l’effetto “wow” è senza dubbio assicurato.
Tra tutti i modelli non convenzionali la MTB “Beverly Hills Edition” è il più costoso, con un prezzo che arriva al milione di dollari: il telaio in alluminio è ricoperto d’oro a 24 carati e la bicicletta è incastonata di 600 diamanti e 500 zaffiri. Il sellino è in pelle di coccodrillo. Ne esistono solo 13 esemplari al mondo, un vero pezzo da collezione.
Ma non temete, grazie alla partenza artigianale abbiamo biciclette per tutti i gusti e tutte le tasche e anche quelle vintage, meglio se appartenute ad un nonno o ad un vecchio parente, possono diventare oggetti distintivi e rappresentativi della nostra personalità, basta saper scegliere quella più congeniale e incominciare ad usarla; insomma come recita il vecchio proverbio: “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!”

Alberto Sismondi, classe 1973, laureato in ingegneria. Da sempre lavora in aziende multinazionali e in contesti multiculturali. Curioso osservatore, appassionato di lingue e culture straniere, ama viaggiare e andare alla scoperta dell’origine delle cose.

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