Manibus Magazine

LE BUONE MANIERE DELL’ARTE

di Laura Pranzetti Lombardini

Guardare un’opera d’arte che sia antica, moderna o contemporanea, si sa, apre la mente. Renzo Piano, l’architetto italiano per antonomasia, ha detto che “Un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa” perché frequentare i luoghi della cultura raffina e arricchisce la mente.
Ma sapete comportarvi correttamente di fronte all’arte? Andare a vedere un’esposizione include delle regole ben precise che non sono formali ma di contenuto nel rispetto dell’arte e degli altri visitatori.
Quando entrate in una sala, salutare chi controlla le opere è una questione di riguardo. Pensate che i custodi devono stare in una stanza per ore e un cenno di comunicazione reciproca fa piacere a chi lo riceve ma anche a chi lo pronuncia. E se sono giovani, non rivolgetevi col tu perché ricoprono un ruolo e non chiedono confidenza.

Osservare un’opera implica concentrazione per cui commentare a voce alta disturba sempre. Lo scambio di opinioni, sempre costruttivo, va fatto solo se nella sala non ci sono persone a voi estranee. Un ‘segreto’ per interpretare meglio l’arte è documentarsi prima per cogliere i particolari o il reale signficato. E conoscere il percorso artistico dell’autore aiuta sempre per comprendere la percezione. Secondo André Malraux, scrittore e politico francese dello scorso secolo: “Un libro d’arte è un museo senza pareti” per cui iniziare a consultarlo prima di una esposizione, è davvero utile.

Se non siete abituati ad andare a vedere delle mostre, per captare ciò che andrete a vedere un’altra mossa utile è quella di farsi accompagnare, quando è possibile, da una persona che conosce la materia. è fondamentale.
Il critico Ludovico Pratesi spiega i criteri per una buona mostra: “Il critico d’arte è la figura che deve analizzare e giudicare la qualità di una mostra, la sua coerenza e soprattutto il suo peso culturale. Innanzitutto si valuta se la mostra è coerente cioè se le opere esposte sono ben selezionate, se sono in dialogo tra di loro e soprattutto se rispondono all’argomento della mostra. Creare un discorso espositivo in gergo si chiama avere un taglio curatoriale. Per riassumere la valutazione del critico risponde a tre punti: la coerenza, il peso che hanno le opere e la rilevanza culturale che ha la mostra”.
Se portate con voi i bambini (ottima decisione per abituarli al bello!) vanno coinvolti e non lasciati imperversare nelle sale espositive, correndo e schiamazzando. E non vale la frase di certi genitori “Ma sono solo bambini!” perché… sono bambini male educati dai genitori. Magari è utile spiegare la genesi di un opere e raccontare come viene creata (molto spesso con l’aiuto di sapienti mani artigiane).

Naturalmente non si mangia ma si resiste all’appetito fino al termine della visita. E in fondo ci si nutre anche del bello o delle emozioni. È normale ripercorrere più volte lo stesso percorso durante la visita ma bisognerebbe avere l’accortezza e l’educazione di non sostare per troppo tempo davanti all’opera. Cosi come bisognerebbe evitare di camminare davanti ad altre persone mentre queste stanno osservando.
Può capitare di ricevere delle telefonate mentre siete intenti a guardare la mostra. Rispondere al cellulare non solo disturba la concentrazione delle persone ma rovina anche la nostra esperienza. Pensate che al Metropolitan Museum di New York non è permesso rispondere alle telefonate nemmeno nei corridoi.
Cosa essenziale a cui prestare attenzione mentre si cammina tra le opere sono le zone delimitate, ai cartelli di divieto o a quello che si potrebbe trovare per terra legato all’esposizione. Le opere spesso sono allarmate e il fischio acuto d’allarme è sempre imbarazzante. camminate o vi muovete con le borse.
Altro aspetto riguardo la soglia di attenzione sono le pareti. Semplice: i muri servono per ospitare le opere esposte. Anche se dovessero esserci degli spazi vuoti, è buona regola non appoggiarsi con il proprio corpo per evitare di urtare in qualche modo i quadri. Se la stanchezza incombe, è più opportuno prendersi qualche minuto di pausa sedendosi sulle apposite sedie.
Quando siete invitati a una inaugurazione l’abbigliamento deve essere adeguato perché avete un’occasione in anteprima rispetto al pubblico che andrà a visitare il luogo i giorni successivi. Il primo giorno di esposizione a numero chiuso è un evento che può assumere varie forme e, di solito, ha lo scopo di permettere ai critici d’arte e ai collezionisti di conoscere gli artisti (se viventi di solito presenziano) che espongono le proprie opere nella mostra. Viene chiamata anche vernissage ma sapete perché? La parola francese è un tipo di vernice trasparente, utilizzato per proteggere alcuni tipi di dipinti dagli agenti atmosferici e dall’usura. La stesura del vernissage su un dipinto è l’ultimo atto della creazione del dipinto stesso. Nel passato, qualche giorno prima dell’apertura delle mostre ufficiali di alcune istituzioni gli artisti applicavano il vernissage sulle proprie opere e invitavano amici e mecenati ad assistere all’importante momento del completamento delle opere. Questa tradizione si è successivamente evoluta in un’occasione mondana, il cui scopo fondamentale è la promozione dell’operato dell’artista. Negli ultimi anni viene creato anche un evento speculare al vernissage chiamato finissage che è invece la conclusione della mostra. Ed anche dell’articolo.

 

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